Coronavirus: cosa prevede il decreto "Cura Italia" per dipendenti e titolari.
- D.G. Express
- 26 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 apr 2020
Con la chiusura forzata di moltissime aziende in Italia e la sospensione dei servizi, le imprese italiane si sono trovate in una situazione difficile. La domanda che sorge spontanea a tutti è: come pago le spese? E i dipendenti?
Il decreto "Cura Italia" ha sistemato alcuni di questi punti, anche se le partite iva italiane non sono del tutto d'accordo, con quanto stipulato. E come dargli torto?
Vediamo più precisamente, quali sono gli incentivi instaurati con il nuovo decreto.
Innanzitutto, esiste la possibilità per le micro, piccole, medie imprese, per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, di chiedere una sospensione delle rate dei finanziamenti e dei mutui. Ancora però non sono chiare le modalità di richiesta generali. Al momento ogni banca sta gestendo la domanda autonomamente.
Il consiglio è quello di sentire la propria filiale o contattare la propria banca al numero di assistenza e seguire le indicazioni che vengono date.
Il secondo punto in merito, riguarda la possibilità di richiedere un bonus di 600€ per i tutti i lavoratori autonomi. Che, detto fra di noi, fa un po' ridere...Cosa ci dovrebbe fare una partita iva con 600€? Non ci paga nemmeno le spese sostenute. Senza contare, che, è stato già comunicato, che non ci saranno bonus per tutti. All'inizio infatti si era pensato ad un click day, nel quale si sarebbe data priorità in ordine cronologico. Poi questa idea è stata accantonata e di preciso ancora, non è stato indicato con quali criteri verranno erogati bonus.
Ultimo punto, ma non meno importante, riguarda la retribuzione degli stipendi ai dipendenti.
In questo caso è stata stipulata la presentazione di richiesta per la cassa in deroga.
Anche qui ci sono delle incongruenze. Per esempio, è possibile presentare richiesta in due modalità:
la prima, prevede che l'azienda anticipi l'indennizzo e che poi lo scali, tramite F24, esattamente come si farebbe per un congedo. Peccato che non sia logico. Già. Perchè se l'impresa ha liquidità per anticipare, di certo non presenta richiesta di cig.
La seconda modalità, prevede che sia direttamente l'INPS a sostenere la spesa, e quindi ad effettuare in maniera diretta il versamento dell'indennizzo. Questa è ovviamente la modalità che, immaginiamo, avrà una maggiore richiesta. Per i dipendenti privati però, si creeranno diversi disagi. Infatti non è prevedibile la tempistica con la quale l’INPS effettuerà i pagamento, anzi è assolutamente verosimile, come peraltro già accaduto in passato, che trascorrano parecchi mesi prima che l’Inps provveda al pagamento.
Insomma, niente di così facile, come preannunciato. Tra l'altro c'è da aggiungere un altro punto fondamentale a tutto ciò. Le aziende che hanno al loro interno, lavoratrici in congedo di maternità o dipendenti in congedo parentale, dovranno comunque anticipare la retribuzione. Non è previsto in questo caso, infatti, che sia direttamente l'INPS a versare l'indennizzo. Un problema che per una piccola impresa, non è così facile da superare. Anche in questo caso, se l'azienda non ha avuto modo di fatturare, non ha liquidità per anticipare la retribuzione.
Tutto questo sta creando diversi dissapori tra il popolo delle partite iva, e il consiglio dei ministri. La speranza è che si rivedano alcune di queste disposizioni.
Nel frattempo attendiamo nuove comunicazioni in merito alle restrizioni.

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